Le conquiste legislative degli anni '70 in Puglia

Le conquiste legislative degli anni '70 in Puglia,
analisi delle trasformazioni del mercato del lavoro pugliese e ruolo del movimento sindacale

Il progetto, realizzato dalla Fondazione Rita Maierotti e finanziato dal Consiglio Regionale della Puglia con Determina Dirigenziale Sezione Biblioteca e Comunicazione istituzionale, approfondisce il ruolo del movimento sindacale pugliese nel contesto storico del cosiddetto "autunno caldo" e sul contributo che il sindacato e le forze politiche vicine al movimento operaio hanno fornito ai processi di riforma legislativa che nel 1970 hanno reso dignitoso il lavoro in Italia.

La riforma del collocamento pubblico in agricoltura (l.83/70)

Il D.L. 3 febbraio 1970 rappresenta per il sindacato dei lavoratori, e nello specifico per la categoria agricola, un momento emblematico della lotta sindacale del Ventesimo secolo. Basti pensare agli scontri ad Avola e Battigia.
La norma tenta di superare le criticità emerse dalla Legge 264/49, funzionale al processo di ristrutturazione capitalistica. La Legge Fanfani, al contrario delle premesse, si traduce in un mero mezzo di registrazione dei rapporti di lavoro già istituiti consolidando, di conseguenza, il mercato di piazza.

La L. 83/70 rafforza gli strumenti promozionali di avviamento al lavoro (tra gli altri, l'avviamento numerico e le commissioni paritetiche provinciali e comunali), introducendo nuove funzioni volte alla tutela del contraente debole che, sul piano sostanziale, permettono l'effettiva attuazione dell'articolo 4 della Costituzione, in precedenza osannato ma solo parzialmente attuato.
La promozione del diritto al lavoro avviene attraverso una serie di prerogative sindacali. Oltre alle funzioni già citate, si ricorda l'accertamento della qualifica dei lavoratori da parte delle commissioni comunali e non più su comunicazione del datore di lavoro, la concessione di un maggior controllo non solo sui livelli occupazionali ma anche su quelli salariali, generando un effetto osmotico tra tutela del lavoratore nel mercato e nel contratto (attraverso le elezioni dei rappresentanti sindacali aziendali ex artt. 19 e 35 L. 300/70).
La formula prevedeva una gestione capillare e totale del mercato del lavoro, focalizzata sul controllo della mobilità del lavoro, della formazione professionale e delle qualifiche, della tutela previdenziale e della ricerca di nuove fonti di occupazione mediante il finanziamento pubblico, il tutto sostenuto da un forte apparato sanitario contro l'interposizione di manodopera.

La Puglia rappresenta uno studio di caso particolarmente interessante. La regione, infatti, è stata teatro di importanti lotte sindacali soprattutto nel settore agricolo dove il caporalato si è manifestato in tutta la sua dirompenza e ferocia, aggirando gli strumenti di controllo e avviamento al lavoro, sino a creare una vera e propria struttura organizzata criminogena causa di sfruttamento e, addirittura, morte.

Le violazioni contrattuali, l'interposizione di manodopera, il grave sfruttamento lavorativo e le lesioni della dignità del lavoratori gravano ancora oggi, come una vestigia, sul lavoro in agricoltura e trovano nella L. 199/2016 una nuova opportunità di contrasto.

Lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970)

Lo Statuto dei lavoratori, come insieme di norme e articoli a tutela del lavoro subordinato, accompagna e precede il consolidarsi del processo di industrializzazione nel nostro Paese. Negli anni Cinquanta e precisamente nel 1952, fu lo stesso Di Vittorio alla Camera a chiedere una legge quadro che ridefinisse l'intera materia del lavoro dei diritti dei lavoratori.

Gli anni Cinquanta e Sessanta furono caratterizzati da una profonda trasformazione del lavoro e della produzione che da rurale diventò progressivamente industriale, comportando il grande fenomeno dei flussi migratori verso il Nord ma anche verso l'estero, modificando nei fatti le proporzioni numeriche fra gli addetti all'agricoltura e gli addetti alla produzione industriale.
La crescente disponibilità di forza-lavoro disoccupata, soprattutto bracciantile, forni alle nascenti industrie un esercito di riserva da impiegare in condizioni favorevoli solo alle imprese, sia in termini di selezione ed assunzioni, condizioni lavorative, orari e salari decisi unilateralmente, che di licenziamento.

Lo Statuto si rivolge al mondo del lavoro dipendente che ha attraversato tutto il Novecento, ma una riflessione attualizzante non può non disegnare, analizzandoli, i termini del lavoro attuale, delle mille forme contrattuali e precarie odierne ancora prive di diritti. Occorre dunque offrire anche elementi di analisi che portino ad una "modernizzazione" dello Statuto che il movimento sindacale sta provando a fare attraverso la Carta dei Diritti rivolta a tutto il mondo del lavoro, ivi compreso le forme cosiddette atipiche, autonome in primis. 

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